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Omnia Press

31/10/2007

Il carcere, da oltre 30 anni cattedrale nel deserto

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Orazio Bonfiglio

Rometta - Quando si parla di sprechi in ambito di denaro pubblico, le prime cose cui si pensa sono gli stipendi percepiti dai politici, in realtà occorre pensare che il vero problema sono quelle strutture pubbliche che vengono realizzate, con tutti i parametri necessari e mai messe in funzione, cadendo nell'oblio. E' il caso del carcere di Rometta. IL MINISTERO. Abbattuto l'edificio storico risalente all'800, il Ministero di Grazia e Giustizia, negli anni '70, decise di ricostruirlo ex novo con l'intento di farlo tornare in funzione, ma senza avere cura di una struttura di valenza storica che è stata rasa al suolo e realizzata in tre piani più un seminterrato da utizzare come garage (che nella vecchia struttura era occupata dal carcere femminile). Terminati i lavori, il nuovo edificio non è mai entrato in funzione. GUARDA LA GALLERIA FOTOGRAFICA Eppure all'interno non manca niente: muri di recinzione così come prevede la legge per gli istituti penitenziari, illuminazione interna ed esterna, impianti di riscaldamento, sanitari installati, porte e finestre (senza vetri). Mancano "soltanto" le persone. ALL'INTERNO. Uno spreco da centinaia di migliaia di euro, poichè se un giorno si dovesse tornare ad utilizzare questa struttura, ingenti saranno le somme da spendere per il ripristino, visto che all'interno diversi sanitari sono andati distrutti, gli infissi sono stati logorati dal tempo, la porta d'ingresso blindata consumata dalle intemperie meteorologiche, le reti di recizione stanno cadendo a pezzi, la ruggine che queste provocano, ha macchiato i muri e l'interno va bonificato in quanto si è trasformato in una grande voliera, visto che gli uccelli hanno la possibilità di nidificare, grazie anche al fatto che le finestre e le porte secondarie sono sempre aperte, anche se coperte da una fitta vegetazione. Il citofono della porta d'ingresso, installato per tempo, è stato rubato, le porte blindate (che poi tanto blindate non erano visto che la loro composizione era lamiera e polistirolo) sono rimaste per diverso tempo fuori in attesa di essere installate, ma poi sono state portate via. E per fortuna non vi sono tracce di siringhe. LA STORIA. Perchè questo spreco? Ad attirare l'attenzione verso questo scempio fu l'attivista politico romettese Pino Visalli che, nel 1997, insieme a Rosa Maria Giordano, occupò per protesta e sensibilizzazione, per 197 giorni. All'interno vi sono ancora i segni di quei mesi trascorsi da parte degli occupanti: i giorni segnati al muro con il gessetto, le scritte di protesta. Il tutto è passato ai posteri e come accade in Italia è caduto nel dimenticatoio. Resta il fatto che questa struttura è inutilizzata e continua a logorarsi giorno dopo giorno. Il carcere non è solo un pregio per la comunità di Rometta, ma è anche fonte di guadagno poichè i familiari in visita dei carcerati, per essere sul posto, prenderebbero in affitto gli appartamenti vicini, cosa che accadeva fino al 1972, anno in cui il carcere fu chiuso definitivamente ed insieme ad esso, vennero portati via, negli anni successivi, la Pretura, l'Ufficio Registri, il Macello, il Collegio delle suore per bimbi orfani e l'istituto "Santa Maria". IL FUTURO. Adesso questa struttura, inutilizzata per decenni, potrebbe trovare una nuova destinazione d'uso: il presidio dei Carabinieri. La protesta, manco a dirlo, di Pino Visalli delle scorse settimane verteva sulla presenza dei militari dell'arma a Rometta Centro: "Se la struttura appartiene al Comune - afferma Visalli - perchè spendere soldi per l'affitto di Rometta Marea?". Resta il fatto che questo edificio, mai utilizzato, attende che qualcuno lo utilizzi. Quando non si sa, intanto il tempo scorre inesorabilmente. Orazio Bonfiglio

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