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Rassegna Stampa

Gazzetta del Sud

06/06/2006

Recupero delle specie autoctone e biodiversità

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Tonino Battaglia

ROMETTA – Partire dal recupero delle specie vegetali in via d'estinzione per creare un modello di sviluppo agro-turistico alternativo in tutta la provincia, seguendo la strada tracciata dal progetto "Biodiversità" attuato a Rometta. È l'obiettivo del protocollo d'intesa "Districta greco-bizantini dei Peloritani tirrenici", sottoscritto dai primi cittadini di Rometta e Saponara, Enrico Etna e Salvatore Curreri, dall'assessore provinciale Carmelo Pino, da docenti universitari, rappresentanti di Legambiente, Unesco, Cnr, della Regione e del ministero dell'Ambiente al convegno "Welfare sociale e ruralità contemporanea". Il modello da seguire è già in atto: il progetto "Verde urbano e Biodiversità", finanziato dal ministero dell'Ambiente e attuato dal Comune di Rometta tramite il suo Ufficio Europa e l'agenzia Sviluppo Italia, e che vede coinvolti 13 ragazzi del luogo nel recupero delle specie vegetali tipiche in via d'estinzione, e guidati alla formazione professionale per la creazione di una vera impresa nel settore della biodiversità. «In un mercato globale dominato dalle multinazionali che puntano sui prodotti Ogm – ha spiegato Josefina Catalfamo, coordinatrice del progetto Biodiversità – diventa fondamentale una diversificazione dei prodotti agricoli, mediante la rivitalizzazione di quelle sementi autoctone che possono da una parte aprire nuove nicchie nel mercato agricolo, dall'altro diventare trampolino di lancio per un'economia di sviluppo per più settori, a partire da quello turisticoricettivo». Nel concreto, i 13 allievi stanno procedendo alla coltura di ortaggi e alberi da frutto tipici della zona ma sempre più rari, come il pomodoro "a scocca" o "ruccarola", la mela "lappedda", una variante di patata denominata "Pumu i terra", vari tipi di fagioli (bianco, nero), grano "immanu" e "fotti", la pera "faccidonna". Dietro questa coltivazione c'è tutto un lavoro di ricerca storica e culturale che si articola attraverso dei "nodi di rilevazione", in prossimità dei piccoli centri e borghi dove, nell'arco di 1 kmq, vengono rilevate tutte le peculiarità naturali, paesaggistiche, architettoniche, usi, costumi e sensazioni che il territorio "emana". Nodi collegati da sentieri del gusto e della storia che, adeguatamente valorizzati, con la creazione di apposite strutture ricettive, possono diventare punto d'attrazione turistica e creare un nuovo modello di sviluppo agro-ambientale, ma anche economico-occupazionale, di cui beneficerebbe tutta l'area. Nuove direttrici di sviluppo illustrate con dovizia di particolari da esperti come i professori Pierluigi Milone e Flaminia Ventura (Università di Perugia), Alessandro Hoffman (Università di Palermo), Alessandro Pacciani (Università di Firenze), Concetto Iannello (Acliterra, Roma) e "sposate" da relatori e amministratori locali presenti attraverso la sottoscrizione del protocollo finale. Documento sulla cui base gli enti promotori intendono coinvolgere tutte le civiche amministrazioni tra Capo Rosocolmo e il torrente Floripotema nell'elaborazione di un processo omogeneo di sviluppo.

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