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Gazzetta del Sud

22/06/2004

Rometta La vedova del macchinista Nania, parte civile nel processo per la strage. Il figlio assunto da Trenitalia

«Mio marito ha evitato un disastro più grande»

Tonino Battaglia

ROMETTA – Con la conclusione dell'udienza preliminare si è chiusa la prima pagina giudiziaria sul disastro ferroviario di Rometta Marea nel quale, il 20 luglio 2002, otto persone persero la vita, mentre circa 60 rimasero feriti. A due anni di distanza emergono le prime certezze e ipotesi di responsabilità: la causa del deragliamento, individuata nel giunto difettoso; e la presunta catena di responsabilità per la sua mancata manutenzione, da cui sono scaturiti i 4 rinvii a giudizio disposti dal gip Alfredo Sicuro per: Oscar Esposito, titolare dell'impresa che effettuò i lavori di manutenzione sulla tratta Rometta-Venetico pochi mesi prima del disastro; Carmelo D'Arrigo, tecnico del tronco Fs di Milazzo; Roberto Giannetto, ispettore capo Fs dell'ufficio territoriale di Catania; Salvatore Scaffidi, responsabile del tronco lavori Fs di Milazzo. Posizioni che saranno oggetto di dibattimento in un processo (la prima udienza è fissata il 18 novembre) che si preannuncia lungo e difficile. In aula saranno rappresentati anche i familiari delle vittime di quel disastro, costituitisi parte civile, come Concetta Crescenti, moglie di Saverio Nania - il macchinista dell'Espresso 1932 che morì intrappolato tra le lamiere contorte del locomotore - e i suoi due figli Antonio e Laura. «Siamo soddisfatti per le risultanze dell'indagine preliminare - ha affermato l'avvocato Rosy Amaddeo, legale della famiglia Nania - e siamo fiduciosi, quindi, nell'esito del processo». L'avv. Amaddeo sottolinea come nel corso dell'udienza preliminare sia emerso chiaramente che Nania non poteva avere alcuna responsabilità sul deragliamento del treno, in quanto «è stato accertato che il locomotore viaggiava a una velocità inferiore a quella consentita in quella tratta. Anzi - aggiunge il legale - grazie alla prudenza di Nania si è evitato che il bilancio delle vittime fosse ancora più alto. Così come è stato ribadito che più volte lo stesso Nania e altri macchinisti avevano formalmente comunicato all'azienda Fs (con i famosi moduli M40) che nei binari di quella tratta c'era qualcosa che non andava». Quale sarà adesso la posizione della parte civile nel processo che inizierà il 18 novembre? «Faremo grande riferimento - spiega l'avv. Amaddeo - alla superperizia effettuata dai consulenti nominati dalla Procura, che dimostra l'esistenza di responsabilità importanti. Bastava un minimo di diligenza nello svolgimento dell'attività di controllo sulla manutenzione dei binari per evitare il disastro. Controllo che evidentemente non c'è stato, malgrado le diverse segnalazioni pervenute». Il pensiero che quella di due anni fa fosse una sciagura evitabile ha sicuramente reso ancor meno accettabile la tragedia per la famiglia Nania - così come per i familiari delle altre vittime. Un dolore a cui si sono aggiunte le difficoltà quotidiane per mandare avanti un nucleo familiare che viveva di quell'unico stipendio. Ma di recente sembra finalmente che, in mezzo a tante lacrime, sia spuntato anche un sorriso: «Trenitalia - annuncia il legale della famiglia Nania - ha infatti assunto da circa due settimane il figlio di Saverio, Antonio (oggi 21enne). Il ragazzo ora si trova Palermo dove sta effettuando il corso di formazione e, appena conseguirà il diploma di maturità, sarà inquadrato come macchinista». Come il papà. Un barlume di luce che rischiara, almeno parzialmente, il buio in cui la famiglia del macchinista di San Filippo del Mela è piombata quel sabato di due anni fa

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